Il turkmenistan questo sconosciuto

Per le foto date un’occhiata al post in inglese 🙂

 

8280km, Samarcanda, Uzbekistan

 

Lo so che sono davvero indietro con le mie storie, non è facile trovare il tempo per scrivere. O visitiamo qualcosa o guidiamo o chiacchieriamo con chissachi…non è per niente facile J

Nel mio ultimo post ho detto qualcosa del traghetto dall’Azerbaijan al Turkmenistan. Lo sporco, il caldo, la lunga attesa della partenza da Baku e le 12 ore per entrare in Turkmenistan. Mi sono sentita come un fantasma per tutto il viaggio, non riuscivo a capire se era ora di dormire o essere sveglia, mangiare o leggere. Quei due giorni senza dormire mi han davvero mandata in tilt, e le condizioni del traghetto hanno fatto il resto. Versina ha dovuto dormire in una specie di scantinato sotto il ponte dei treni. E’ rimasta chiusa laggiù per due giorni, con tutte le altre macchine del raqlly, ma poverina chissà che paura ha avuto J  Il letto era abbastanza confortevole, se non che il materasso era ancora nella sua plastica per cui ogni movimento era uno strazio. Nei bagni non abbiamo osato entrare, l’odore che emanavano era una cosa insostenibile. La maggior parte di noi è riuscita a non andare in bagno per 2 giorni, dico solo questo. Due ragazzi hanno pagato 20 dollari in più (oltre i 496 che abbiamo pagato per il passaggio in traghetto…) per avere una camera lux in cui però la doccia si è spaccata ed ha allagato tutta la stanza, che culo. Se3condo me sto traghetto sono 100 anni che attraversa il Mar Caspio!!! Il gabinetto era la cosa più disgustosa che abbia mai visto, ci hanno persino accusato di averlo riempito noi…cercavano di prenderci più soldi possibile, ecco la risposta. Il Mar Caspio non è niente di che. Insomma, quello che si vede sono chiazze di immondizia che le ciurme buttano in mare, oppure le città dell’olio, enormi e con grandi fiamme che bruciano in lontananza. E si, c’è un sacco di petrolio da queste parti e chissà dove va il ricavato della sua vendita…uhm mi sa che un’idea ce la ho…dopo aver visto la grandiosità delle capitali di sti due paesi e le condizioni disastrose delle strade e delle città minori…

Siamo sopravvissute all’attraversata e speravamo di passare la frontiera velocemente….nooooo perché invece non stiamo 12 ore sotto il sole cocente, in attesa che qualcosa si muova, passando in 13 uffici diversi per accumulare 13 ricevute diverse per poter giustificare la nostra entrata nel paese? Ah…ho detto che anche qui non c’erano bagni?? Il colmo è stato andare in un piccolissimo ufficio quasi vuoto dove un signore mi ha dato un fogliettino scritto a mano col mio nome e la targa della macchina. Con questo fogliettino sono andata in un secondo ufficio dove lo hanno preso e mi han dato un altro foglietto con le stesse informazioni che ho poi consegnato alla cassa per poi ottenere la ricevuta di pagamento con la quale sono tornata nel secondo ufficio dove la gentilissima signora mi ha dato un foglietto blu. E finalmente con questo foglietto blu ero libera di uscire dal porto…adorabili! Delle 13 persone con cui ho parlato, solo la persona che ti dava il visto aveva il computer. Tutte le altre riempivano fogli e registri con le stesse identiche informazioni. Sono sicura che almeno un paio dei dollari (148 per importare la macchina, e poi 75 per il visto…) che ho sganciato vanno per comprare penne e registri!

Piccola nota per chi voglia fare il rally nei prossimi anni: passate dall’Iran, non sarà sicuramente peggiore né più caro…per lo meno visiterete una magnifica nazione (da cosa mi è stato detto)!

Siamo riuscite a partire alle 21.30 e a quel punto ci siamo guardate in faccia e tutte e due non volevamo seguire il resto dei rallisti che volevamo piantare la tenda lungo la strada e poi continuare il giorno dopo. No, noi volevamo un letto vero e proprio, una doccia ed una buona cena. Abbiamo trovato un hotel che ci ha rimesse in carreggiata e ci ha ridato fiducia nel Turkmenistan, senza la doccia ed il letto comodo avremmo odiato i turkmeni, grande errore perché sono così gentili e amichevoli ed il panorama è sicuramente meno noioso di quello uzbeco.

La prima sorpresa è stata il sorriso della receptionista, seguita dell’aria condizionata nella stanza, la vasca da bagno e la cena economicissima nel ristorante dell’albergo. E la cigliegina sulla torta…la connessione wifi gratuita, mitici!

Siamo rimaste 3 giorni pieni in Turkmenistan e siamo rimaste davvero stupite dai sorrisi della gente, la contentezza nel vederci e nel parlarci e farci delle foto. Tutto è iniziato con la signora della stazione di servizio che ha detto a tutti gli avventori che eravamo una tedesca ed una italiana, e che come risposta alla nostra domanda di dove comprare dell’acqua, ha chiesto ad un collega di riempirci la tanica di acqua. Poi è continuato con il ragazzo della macchina bianca che ci ha seguite per un po’ e che poi ci ha superate salutando e mostrando un pennarello bianco.Voleva chiederci se poteva firmare anche lui Versina. Certamente, anzi ci ha fatto un sacco piacere. Ci ha anche dato il suo numero di telefono ed ha promesso di lavare la nostra macchina ad Ashgabat nel caso lo avessimo chiamato (cosa che non abbiamo fatto, ed abbiamo rischiato grosso di beccarci una multa!).

Non posso non parlare del fotografo che si è messo a chiacchierare con il suo inglese basilare, che era super curioso di sapere che stavamo facendo li, che ci ha offerto da bere, ci ha fatto tante foto, ci ha fatto vedere un video di un matrimonio girato da lui, che ci ha trattate da principesse e nel salutarci ci ha offerto il suo pranzo preparato da sua mamma. E che dire della signora con in braccio il piccolo Mischa. Voleva assolutamente farci una foto con noi che tenevamo Mischa in braccio, e col suo buon inglese ci ha ringraziate mille volte e nel salutarci ci ha regalato il piccolo sonaglietto di Mischa…un bimbetto mongolo sarà felice di riceverlo. E per finire parlo di Gule, la signora uzbeka che con tutta la famiglia gestisce una trattoria in un paese tra Turkmenbashi e Ashgabat, l’unico posto che abbiamo trovato aperto in quei 600km di deserto. Siamo riuscite a fare conversazione anche se il nostru russo è minimo ed il suo inglese pure. Ci ha raccontato che ha 46 anni, è uzbeca e che si sono trasferiti li perché il Turkmenistan è un paese più ricco (e noi lo confermiamo), ed è la signora più sorridente che abbiamo incontrato. Ha un nipotino di un anno e mezzo: a lui abbiamo dato il primo mappamondo gonfiabile. Che felicità. All’inizio era timido ma poi lo teneva come un trofeo, ci è messo a calciarlo e dopo suo papà gli ha mostrato dov’è il Turkmenistan…esattamente quello che volevamo quando abbiamo pensato ai mappamondi.

Il Turkmenistan è una landa deserta. Ha delle montagne nel sud al confine con l’Iran ma per il resto è desero, sabbia, ancora deserto ed un paio di città, ma la capitale Ashgabat è il centro di tutto. Posso dire un sacco di parole per raccontare la città. Pulitissima potrebbe essere la prima a cui penso. Grandi viali, grandi macchine lucidissime (ovunque nel paese ci sono grandi Toyota), edifici comunisti e palazzi di marmo. Abbiamo faticato a trovare una stanza sia perché molti erano pieni sia perchè non siamo riuscite a raggiungerne altri a causa delle strade a senso unico o con dei blocchi di cemento alla fine per evitare di farti passare, per non parlare dei segnali stradali inesistenti e le strade che ti fanno girare in cerchio. Ho pensato che avremmo finito per dormire in macchina. Pensate che ci siamo anche fermate al bellissimo hotel Sofitel, con camera a soli 230 dollari a note…quando abbiamo detto che era un po’ troppo la signorina ce ne ha suggerito un altro per soli 180 dollari…ma non ha visto i nostri vestiti polverosi, le occhiaie, i capelli che non vedono una pettinatrice da troppo e la mitica Versina parcheggiata fuori?? Vabbeh, alla fine una stanza la abbiamo trovata, in un albergo che aveva anche la piscine che noi abbiamo sfruttato il mattino dopo, daltronde siamo in vacanza, no? Per cena ci siamo buttate su un chioschetto vicino all’albergo che offriva shashlik (spiedini) di mailale…ma il Turkmenistan non era musulmano e conservatore?? Boh, comunque a parte il maiale abbiamo visto moltissime donne vestite all’europea e senza velo, oppure con solo una sciarpa per coprirsi dal sole (nel deserto abbiamo toccata I 43 gradi alle 3 del pomeriggio…meno male che Versina ha l’aria condizionata!).

Il giorno dopo volevamo raggiungere le “Gates of Hell” (l’entrata dell’inferno), un cratere creato dal’implosione di una torre per l’estrazione del gas: i mitici russi invece di chiudere il cratere gli hanno dato fuoco e il tutto brucia ancora da 40 anni a questa parte…posto spettacolare per i turisti, e gratuito! Molto meglio dei musei di Ashgabat: niente di che ma non meno di 10 dollari per l’entrata. E che dire dei parchi a tema e della funicolare che sono costati milioni e che sono raramente aperti? E le strade più luccicanti e più pulite al mondo: km e km di strade che passano davanti al grandioso e dorato palazzo presidenziale, tutti gli edifici dei ministeri, le sedi centrali di varie aziende straniere e altri edifici essenzialmente vuoti. Un’esplosione di marmo, fontane, lampioni di mille tipi, un nuovo stadio, un “grande occhio” e qualsiasi altra cosa gli architetti hanno disegnato per soddisfare l’ego di Turkmenbashi (il grande padre padrone della nazione per moltissimi anni: meglio chiamarlo dittatore. Ci sono statue ad ogni angolo, non scherzo!) e del suo successore, un po’ meno megalomane ma non proprio una democratico. E come dimenticare la polizia ad ogni angolo, che segue ogni tua mossa e non solo. Se la tua macchina non è splendente e senza polvere, sei fregato, ti fermano e fanno la multa. Cavolacci avremmo dovuto accettare l’offerta del ragazzo della macchina bianca che voleva lavarci la macchina. Un poliziotto ci ha viste e ha informato via radio il posto successivo che ci ha fermate e che continuava a farci notare come la macchina non fosse pulita. Io allora mi metto a mostrargli la cartina della città e chiedergli di dirmi dove posso far lavare la macchina che il giorno prima avevo cercato un autolavaggio (giuro che lo abbiamo cercato davvero!), ovviamente tutto questo in inglese, e lui parlava solo russo e turkmeno…. La cartina ha scoraggiato il poliziotto che ci ha lasciate andare, ma poi mi chiedo…e dove c’è scritto che la macchina deve essere pulita per passare davanti al palazzo del presidente?? Purtroppo non ci è sempre andata liscia così. Nel deserto ci siamo beccate 20 dollari di multa per non esserci fermate ad un cartello di stop che quasi non si vedeva…bella mazzetta per il poliziotto che non ci ha nemmeno dato la ricevuta. Vabbeh, non volevamo avere casini con la polizia, chissenefrega alla fin fine.

Le “Gates of Hell” ci sono davvero piaciute, impressionanti. Non le abbiamo viste di notte come ci era stato suggerito ma ci han fatto davvero impressione comunque. Sono a 7km dalla strada principale lungo una strada sabbiosa. Io ero sicura di riuscire ad avventurarmi facilmente, ed invece dopo 30 metri ero già insabbiata…uhm…mi sa che il corso di off road che ho fatto non è servito a molto. Dei tipi che passavano di li ci hanno in men che si dica tolte dalla sabbia e poi offerto di portarci fino al cratere, come rifiutare?? Io mi aspettavo un cratere pieno di magna, chissà perché. Invece è un grande buco con dei piccoli sfiati da cui esce il gas che brucia immediatamente e quindi ci sono delle fiamme. Non ci si può avvicinare più di tanto perché fa troppo caldo, ma quanto basta per riuscire a vedere dentro e stupirsi per questa meraviglia della natura.

Per la notte abbiamo campeggiato li vicino insieme ad altre 6/7 macchine ed i due motociclisti anche loro parte del rally. Loro sono il team “Idiots abroad”, 55enni inglesi super gasati di fare sto viaggio con due 125cc. Troppo simpatici e gentili, noi gli abbiamo offerto una pasta al pomodoro quella sera li e poi loro ci hanno offerto cena due sere dopo a Khiva. Sono persone così che ci aspettavamo di incontrare in questo viaggio: gentili, pronti ad aiutare senza chiedere niente in cambio, e salutandoci vivamente al momento di partire, con la promessa di ritrovarci in Slovenia dove Nick ha una casa.

Invece siamo rimaste un po’ deluse di alcuni altri team, ci aspettavamo più aiuto reciproco invece sembra che ognuno cerchi aiuto quando ha bisogno ma non sia pronto a darne se qualcun altro lo chiede. Per alcuni ogni gesto era un peso, ogni domanda una rottura… A volte penso che qualcuno ha preso questo rally come una vera competizione: arrivare per primi, spendere il meno possibile, essere i primi ad attraversare le frontiere lasciando gli altri nei casini, senza condividere le informazioni… questi comportamenti dovrebbero essere studiati da uno psicologo (Sandy dovrebbe scrivere un articolo su sti comportamenti!!). Non mi è mai successa una cosa del genere. I backpackers normalmente si aiutano a vicenda, condividono informazioni, diventano un tutt’uno in caso di bisogno. Qui abbiamo visto gente prendere il comando della truppa senza dare la facoltà di pensiero agli altri… Vabbeh, in ogni caso siamo riuscite a trovare persone interessanti e gentili e quando siamo sole comunque ci divertiamo. Fortunatamente io e Sandy abbiamo lo stesso stile di viaggio: visitiamo qualcosa, niente stress, prendiamo una cosa per volta e divertiamoci! E se la felicità è pagare 71 dollari per una notte in un bell’hotel, allora ben venga!!

Tornando in Turkmenistan il nostro ultimo giorno volevamo lasciare il paese e raggiungere Khiva in Uzbekistan ad un’ora decente. Non fosse stata per la strada peggiore trovata fino a quel momento saremmo state davvrero veloci. Ma ecco che abbiamo beccato sta strada sconnessissima, peina di buche, quasi senza asfalto e Pensavamo non sarebbe stato possibile trovare strade peggiori…illuse, non avevamo ancora viaggiato in Uzbekistan!

Lasciare il Turkmenistan è stato un piacere: non perché il paese non ci è piaciuto ma perché le guardie erano così simpatiche, aperte, sorridenti e in soli 45 minuti siamo riuscite a passare la frontiera, facendoci anche una foto…loro a noi intendo!!! Diverso trattamento entrando in Uzbekistan: molto freddi, niente sorrisi ed un controllo minuzioso dei nostri bagagli alla ricerca di medicine e droghe, sembra che introdurre antibiotici nel paese sia un grave reato, boh. Meno male che Sandy aveva nascosto bene le sue medicine (un sacchetto pieno per ogni eventualità, esagerata!), e così in meno di un’ora siamo riuscite a entrare nel paese.

Ora siamo tranquille sedute sulla terrazza del nostro B&B di Samarcanda, vista sul Ragistan e sulle Olimpiadi (ne approfitto visto che c’è una tv!!). Ma adesso è ora di andare, tra poco il sole tramonta e la luce deve essere fantastica per le foto di Samarcanda.

Alla prossima.

 

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